martedì, dicembre 13, 2016

Gocce d'inchiostro: La lettera scarlatta - Nathaniel Hawthorne

In qualche modo si torna a valicare i confini di mondi che in passato abbiamo vissuto. Che si provino i medesimi sentimenti della prima volta, alla prima lettura, con tante altre storie che reclamano la tua attenzione, non riesco a distaccarmi dal corpo, diventare materia e guardarmi attraverso gli occhi di un altro. Non riesco a non giudicarmi, in quanto alla prima lettura questo romanzo non mi piacque. Lo promossi con una smorfia di diniego stampata in volto, ma fu solo dopo questa ennesima rilettura che ne fui segnata. Si, nel senso che non lo considero fra le mie letture migliori ma un romanzo assolutamente degno di nota. Un piccolo frammento, inestimabile, ostico, solenne, moralista e dignitoso che si è incassato fra le pieghe del mio animo come non credevo. Hester, col suo temperamento forte, orgoglioso, ostinato, coraggioso è la possibile figura letteraria con cui ho potuto rispecchiarmi. Avrebbe potuto morire pur di salvare la vita di sua figlia e del suo amato, avrebbe potuto fregarsene. Ma lei non era così e a tenere saldo il mio legame con la sua storia fu proprio la sua presenza. Il suo coraggio. Perché non ha commesso una vera e propria colpa, quanto coscientemente riassume bene quanto ingiusta fosse la vita di una qualunque donna sul finire del 1600. Quasi un cervo che non si lascia prendere, nonostante talvolta si sia fermato esausto e assetato, ma determinato a scappare, vivere, sopravvivere.

Titolo: La lettera scarlatta
Autore: Nathaniel Hawthorne
Prezzo: 10 €
Casa editrice: Feltrinelli
N° di pagine: 250
Trama: Ambientato nel New England puritano nel XVII secolo, il romanzo racconta la storia di Hester Prynne, una donna che, dopo aver dato alla luce una bimba, frutto di una relazione adulterina, rifiuta di rivelare chi è il padre e lotta per crearsi una nuova vita di pentimento e dignità. La lettera scarlatta è la A che per punizione ogni adultera deve portare cucita sul petto e che "marchia" in modo indelebile le azioni e la coscienza della protagonista, stretta in un patologico triangolo con il marito e con l'antico seduttore in un crescendo di tensione, sofferenza, angoscia.
La recensione:
In un quadrato buio illuminato debolmente dalla luce penetrante della luna, tra polvere e ragnatele, un uomo normale e solitario come se ne trovano ovunque siede comodamente dinanzi a una scrivania. Non ho idea di quali pensieri gli passino per la testa, fatto sta che dopo aver posato carta e penna fissa intensamente un punto dinanzi a lui. A un lettore curioso, un'immagine di questo tipo, non può non di certo esercitare un fascino misterioso su questa figura imperscrutabile, fantasma della mente e dell'immaginazione che l'accompagna ovunque e in ogni ora, e soprattutto fra le ombre della notte, quando il chiarore freddo e luminoso di un astro, riflesso in una stanza familiare o rimandato da uno specchio sembra conferire una dimensione sconosciuta romanticamente romanzesca. Lo spettatore sconosciuto lo guarda con trepidante attesa per scorgerne le aspettative. Una mente talmente intorpidita dalla pesantezza di una storia realistica è confluita su pagine bianche che hanno brillato in variopinte descrizioni. Una lettera rossa, abbandonata elegantemente sul petto di una giovane donna, costituisce l'attrattiva principale. Indelebile, dai risvolti dorati, che ha marchiato Ester come peccatrice di una colpa che realmente non può così definirsi. Una meteora apparsa in un momento, ardendo fosca attraverso un banco di nubi.
Una parabola morale che imprime nei suoi ammiratori la dolorosa  e potente lezione che, davanti alla purezza infinita, siamo tutti peccatori. Il simbolo di qualcosa su cui piangere, qualcosa da guardare con inquietudine ma anche con rispetto è rinchiusa la linfa vitale di La lettera scarlatta. Racconto di umana fragilità e dolore, frutto di un arte e di una fantasia così fertile e sontuosa la cui protagonista ha un cuore talmente grande che ha racchiuso molti ospiti, ma dimora solitaria e gelida senza un focolare domestico. Con conseguenza che il mondo risulta oscurato dalla sua bellezza e più perduto ancora per la creatura generata; la figlia illegittima e violata che è stata messa al mondo.
Se dovessi riassumere la storia di questo romanzo penso sarebbe doveroso distaccarsi prima dalla massa e poter calarsi nei panni di una giovane combattente che, accusata di oscenità a causa dei vasti riferimenti espliciti di carattere morale e religioso e alla descrizione di una relazione illecita fra una contadina e un uomo dell'alta società, mi ha condotta in un piccolo angolo del suo inferno, facendomi così acquisire senza alcuna eccezione un nuovo tenore di vita.
Col tempo che sembrava trascorrere con la lentezza di un sogno, una famigliare e volgare atmosfera dei giorni nostri, ristrettezze e costrizioni che prevedono non solo una mancata libertà d'azione ma anche di parola in cui l'adulterio è visto come una sorta di regressione primitiva e ignobile, e, in parte, una delusione. Il conflitto tragico, la colpa, il destino, coincidono con questa. Gli uomini divengono così padroni di se stessi e, camuffati sotto una scorza dura e impenetrabile, nel profondo di se stessi appaiono privi di speranza. Piuttosto taciturni, macchiati di colpe sconosciute e ignobili, bramosi dell'affermazione di se stessi e del successo. Ci si distingue dal martirio del Male subito lanciando e subendo macchie impossibili da espugnare dall’anima, ma così profonde che ci si vergogna nel confidare che esse siano espugnate. La natura presente in cielo e in terra è arcana. Trarre dal nulla la parvenza di un mondo traendolo nella sua sostanza eterea, tanto quanto quella bolla di certezza in cui si è confinati che si sfacela a contatto col prossimo avrebbe evidenziato quella parte buona e meravigliosa, oscurata da nient’altro che dalle azioni di esseri umani che diffidano persino di se stessi. Intrappolati in tenebrosi labirinti mentali da cui non se ne scorge la luce. Hester, infatti, è la prima vera peccatrice ad aver valicato tali mura, compromettendo la sua identità e quella del suo amato. Incurante di aver percorso una strada che è una rovina cupa e lenta da cui è stata inevitabilmente travolta, lamento di un cuore ostico e freddo, greve di sofferenza attraverso cui Hawthorne evoca mediante il conforto e la compassione. Così maestoso nonostante possa sembrare volgare, ma dalla tempra dignitosa, stabile a cui mi sono rivolta con un certo rispetto.
Ho avvertito un'angoscia interiore, un vuoto, che ho scorto pian piano nell'anima dei personaggi - avvertita da quest'ultimi in una bellissima ostentazione del nulla -  con una capacità d'osservazione non sempre chiara e diretta.
Un monito verso la chiesa e la libertà d'espressione in cui i protagonisti avvertono l'esigenza di essere confortati, consolati e che percepiscono la presenza di una realtà che li avrebbe presto resi partecipi. Una realtà che li ha visti infrangere le regole e le convenzioni del secolo, inducendoli così ad desiderare quello per cui è più giusto lottare: la libertà, l'indipendenza. Una dinastia destinata al baratro in cui non si riesce a scorgere nemmeno il fondo, con la perenne speranza di poter un giorno scorgere la luce, nel pozzo oscuro e profondo in cui sono precipitate l'anima di chiunque abbia deciso d'imbarcarsi in questa storia.
La percezione dell'aver perso tutto, il distacco dal mondo, infondono una certa irrequietezza. Vuoto su vuoto, come battere la testa contro un muro. E in questo silenzio, in un mondo orrendo, folle, smanioso di potere e privo di amore, si riesce a cogliere qualcosa di significativo. Un vasto assortimento di citazioni filosofiche e riferimenti dettagliati sulla vita, in cui Ester sperimenta le gioie dell’amore carnale attraverso un lento processo di scoperta della propria condizione di penitente. Tutti incarnati in un unico volto, in quello della sua amata Perle, del piccolo demonio mandato dall'inferno e, naturalmente, della sua creatura. 
Una storia in cui prevale una generale malinconia che, alla fine, guarisce tutti. I problemi che affliggevano la povera Ester e tormentavano senza posa la nostra anima sono finiti. Ci si convince di aver preso in mano la vita di un altro, e che questo alla fine ha trovato la sua strada e che da peccatore aveva espugnato le sue colpe.

Valutazione d'inchiostro: 4

6 commenti:

  1. un libro che ho adorato! e che mi ha colpita nel profondo! <3

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  2. Ahimè, sarà che l'ho letto in un periodo poco adatto, sarà colpa di qualche congiunzione astrale ma a me, questo titolo (evidentemente) importante nella storia della letteratura a stelle e strisce, non è proprio piaciuto :(

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    1. Beh, Stories, ti capisco: ci sono stati libri, in passato, che mi hanno deluso parecchio nonostante le alte aspettative 😖

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  3. Ciao Gresi, questo è un altro romanzo che vorrei leggere! Bella recensione, come sempre molto suggestiva!

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    1. Ciao, Ariel! Grazie mille 😊 Non è il genere di lettura che consiglierei spassionatamente, ma nemmeno che sconsiglierei 😊 In ogni caso è un quadro davvero realistico dell'epoca, che già questo fattore non nascondo stimola un certo fascino 😊

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